Premessa
Anche in un paese notoriamente poco simpatetico con la ricerca e in gran parte estraneo al metodo scientifico è cresciuto lo spazio offerto sui media (tradizionali e non) alla divulgazione scientifica.
Quotidiani, siti, trasmissioni televisive riportano sempre più spesso notizie su ricerche nel campo delle scienze naturali e della medicina, con gradi variabili di rigore e chiarezza, sebbene di frequente senza una descrizione del processo attraverso il quale la ricerca ha condotto a certi risultati. Questi ultimi sono presentati come pezzi di un sapere specialistico che va progressivamente cumulandosi.
Non accade lo stesso, o per lo meno non nella stessa misura, nel campo delle scienze sociali e politiche. In questo caso, almeno in Italia, sembra prevalere la convinzione che la conoscenza sia troppo compromessa con gli interessi, le preferenze politiche e i valori del ricercatore per meritare un analogo trattamento. Resiste inoltre, presso molti, l’intimo convincimento che la ricerca sociale e politica non abbia da offrire a un pubblico colto molto di più di quanto già non offrano l’esperienza quotidiana di interazione con gli altri, l’informazione riguardo agli accadimenti politici nel mondo e – perché no – il cinema, il teatro, la lettura di romanzi o resoconti storici. Un sapere, quest’ultimo, importante e fondamentale per le nostre vite, ma che non è scienza e non è specialistico.
Non aiuta neppure l’impegno – legittimo e per certi versi auspicabile – di alcuni studiosi di scienze sociali e politiche nell’arena pubblica come consiglieri più o meno schierati. L’urgenza di sottoporre soluzioni alla politica a volte oscura le conoscenze consolidate che, combinandosi con preferenze e valori del ricercatore, suggeriscono quelle stesse soluzioni. Restano nella memoria le terapie, meno le ragioni che le rendevano plausibili rimedi.
L’insieme di questi pregiudizi, credenze e fraintendimenti cela ai cittadini che, al pari delle scienze naturali, anche nelle scienze sociali e politiche la formazione di uno studioso richiede un lungo apprendistato. Le ipotesi su cui si basano le sue indagini devono trovare un qualche sostegno, quand’anche provvisorio, nell’evidenza empirica e superare il vaglio di una comunità di ricercatori eterogenea per formazione, preferenze politiche, valori, nazionalità. Il sapere delle scienze sociali e politiche è insomma un sapere difficile e richiede al pari del sapere nelle scienze naturali un’opera di spiegazione e divulgazione per essere davvero apprezzato e diventare terreno comune per la discussione e la deliberazione pubblica.
Obiettivi
NaspRead ha come principale obiettivo quello di erigere un ponte accessibile fra la ricerca nelle scienze sociali e politiche come viene effettivamente fatta e un pubblico non specialista, ma curioso e consapevole dell’importanza delle questioni affrontate da tale ricerca. Questo ponte confida anche nell’opera di diffusione e “semplificazione” di altri operatori nel mondo della comunicazione – in primis i giornali – che possono, citandoli, riprendere i contributi apparsi sul sito.
NaspRead consente inoltre a altri scienziati sociali e politici di consultare riassunti semplificati dei risultati di ricerche nel loro stesso campo di studi e trovare il riferimento preciso alle pubblicazioni scientifiche che di quei riassunti sono la fonte originaria.
Un unico strumento serve gli scopi della divulgazione e della disseminazione scientifica. Per questa ragione il sito è interamente bilingue (italiano-inglese).
Mezzi
NaspRead nasce come iniziativa di Nasp, la più estesa rete di studiosi di scienze sociali e politiche del Nord Italia e casa comune di ben tre dottorati in scienze sociali e politiche. Si avvale della collaborazione della Scuola di giornalismo "Walter Tobagi" dell'Università degli Studi di Milano.
Il serbatoio al quale il sito attinge per gli articoli è la produzione scientifica degli studiosi riconducibili a Nasp: sei atenei e un istituto di alta formazione. Potenzialmente quasi duecento scienziati o ricercatori in formazione. A questi studiosi si aggiungono studiosi di altre università straniere, che vengono periodicamente invitati a presentare i propri lavori presso le università coinvolte in Nasp.