Classe 1991, maturità classica. Si avvicina al giornalismo prima di diplomarsi, come stagista per Il Cittadino di Monza e Brianza. Poi dottore magistrale in Scienze filosofiche all’Università Vita-Salute San Raffaele e praticante alla Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Giornalista professionista dal 2019. È stata inviata da Milano per The Post Internazionale e redattrice per D.it, il portale femminile di Repubblica. Ha lavorato per Radio Monte Carlo nella redazione News. Ama la radio perché la voce arriva dove le gambe non arrivano.
Ora freelance e assistente editoriale per NaspRead, il nuovo webmegazine promosso dalla Statale che vuole raccontare le ultime novità in fatto di Scienze sociali e politiche anche ai non addetti ai lavori. Testarda, ma sempre sorridente. Parla molto e ascolta anche di più. Appartiene a quella “generazione Erasmus” che si sente cittadina del mondo. Si riordina le idee in piscina o a teatro (delle volte in platea, altre volte sul palco). Portatrice sana di punto di vista.
Premessa
Anche in un paese notoriamente poco simpatetico con la ricerca e in gran parte estraneo al metodo scientifico è cresciuto lo spazio offerto sui media (tradizionali e non) alla divulgazione scientifica.
Quotidiani, siti, trasmissioni televisive riportano sempre più spesso notizie su ricerche nel campo delle scienze naturali e della medicina, con gradi variabili di rigore e chiarezza, sebbene di frequente senza una descrizione del processo attraverso il quale la ricerca ha condotto a certi risultati. Questi ultimi sono presentati come pezzi di un sapere specialistico che va progressivamente cumulandosi.
Non accade lo stesso, o per lo meno non nella stessa misura, nel campo delle scienze sociali e politiche. In questo caso, almeno in Italia, sembra prevalere la convinzione che la conoscenza sia troppo compromessa con gli interessi, le preferenze politiche e i valori del ricercatore per meritare un analogo trattamento. Resiste inoltre, presso molti, l’intimo convincimento che la ricerca sociale e politica non abbia da offrire a un pubblico colto molto di più di quanto già non offrano l’esperienza quotidiana di interazione con gli altri, l’informazione riguardo agli accadimenti politici nel mondo e – perché no – il cinema, il teatro, la lettura di romanzi o resoconti storici. Un sapere, quest’ultimo, importante e fondamentale per le nostre vite, ma che non è scienza e non è specialistico.
Non aiuta neppure l’impegno – legittimo e per certi versi auspicabile – di alcuni studiosi di scienze sociali e politiche nell’arena pubblica come consiglieri più o meno schierati. L’urgenza di sottoporre soluzioni alla politica a volte oscura le conoscenze consolidate che, combinandosi con preferenze e valori del ricercatore, suggeriscono quelle stesse soluzioni. Restano nella memoria le terapie, meno le ragioni che le rendevano plausibili rimedi.
L’insieme di questi pregiudizi, credenze e fraintendimenti cela ai cittadini che, al pari delle scienze naturali, anche nelle scienze sociali e politiche la formazione di uno studioso richiede un lungo apprendistato. Le ipotesi su cui si basano le sue indagini devono trovare un qualche sostegno, quand’anche provvisorio, nell’evidenza empirica e superare il vaglio di una comunità di ricercatori eterogenea per formazione, preferenze politiche, valori, nazionalità. Il sapere delle scienze sociali e politiche è insomma un sapere difficile e richiede al pari del sapere nelle scienze naturali un’opera di spiegazione e divulgazione per essere davvero apprezzato e diventare terreno comune per la discussione e la deliberazione pubblica.
Obiettivi
NaspRead ha come principale obiettivo quello di erigere un ponte accessibile fra la ricerca nelle scienze sociali e politiche come viene effettivamente fatta e un pubblico non specialista, ma curioso e consapevole dell’importanza delle questioni affrontate da tale ricerca. Questo ponte confida anche nell’opera di diffusione e “semplificazione” di altri operatori nel mondo della comunicazione – in primis i giornali – che possono, citandoli, riprendere i contributi apparsi sul sito.
NaspRead consente inoltre a altri scienziati sociali e politici di consultare riassunti semplificati dei risultati di ricerche nel loro stesso campo di studi e trovare il riferimento preciso alle pubblicazioni scientifiche che di quei riassunti sono la fonte originaria.
Un unico strumento serve gli scopi della divulgazione e della disseminazione scientifica. Per questa ragione il sito è interamente bilingue (italiano-inglese).
Mezzi
NaspRead nasce come iniziativa di Nasp, la più estesa rete di studiosi di scienze sociali e politiche del Nord Italia e casa comune di ben tre dottorati in scienze sociali e politiche. Si avvale della collaborazione della Scuola di giornalismo "Walter Tobagi" dell'Università degli Studi di Milano.
Il serbatoio al quale il sito attinge per gli articoli è la produzione scientifica degli studiosi riconducibili a Nasp: sei atenei e un istituto di alta formazione. Potenzialmente quasi duecento scienziati o ricercatori in formazione. A questi studiosi si aggiungono studiosi di altre università straniere, che vengono periodicamente invitati a presentare i propri lavori presso le università coinvolte in Nasp.
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Naspread è un sito di divulgazione e disseminazione della produzione scientifica in primo luogo dei ricercatori riconducibili alla rete Nasp.
Come Nasp gode pertanto del sostegno finanziario di Compagnia di San Paolo e Cariplo.
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