- Link all’articolo scientifico: Ceron, A. & Volpi, E. (2022). How do parties react to defections? Electoral strategies after a valence loss, European Journal of Political Research.
Le defezioni parlamentari – i cambi di casacca, quello che gli anglofoni chiamano switches – possono ridurre il livello di valence dei partiti, ovvero il grado di apprezzamento di cui i partiti godono per caratteristiche considerate desiderabili da chiunque, a prescindere dalle preferenze politiche. Il danno di immagine causato da queste defezioni, poi, può influenzare negativamente la performance elettorale. Come reagire per impedirlo? Uno studio sella Statale di Milano mostra che, anziché nascondere la testa sotto la sabbia, i partiti agiscono strategicamente per ristabilire la propria reputazione agli occhi degli elettori. Rispondono cioè a un danno di valence investendo proprio sulla valence: modificano il programma elettorale così da enfatizzare la propria competenza, lealtà e chiarezza, concentrandosi su pochi temi in merito ai quali detengono un vantaggio reputazionale.
I cambi di casacca, in Italia e in Europa
L’Italia, da tempo, vanta un primato in tema di defezioni parlamentari. Le ultime legislature hanno dato continuità a una tendenza storica, che parte dal trasformismo parlamentare di De Petris a fine Ottocento. Nella legislatura in corso ci sono stati oltre 450 cambi di casacca. Numeri importanti, anche se siamo lontani dal record raggiunto nella legislatura precedente quando si verificarono complessivamente 566 cambi di gruppo, ad opera di 348 diversi parlamentari.
Nonostante queste cifre da record, l’Italia è in buona compagnia: defezioni di parlamentari di chi cambia partito e schieramento avvengono anche in altri Paesi. Analizzando i dati, su 14 democrazie europee – dal 1945 al 2015 – abbiamo riscontrato, in tutto, 2053 cambi di casacca. Il 70% dei partiti analizzati (94 su 135) è stato vittima di defezioni almeno una volta in 70 anni. La Francia mostra livelli di trasformismo analoghi ai nostri, ma anche Spagna, Norvegia, Svizzera, Grecia e Irlanda fanno spesso registrare valori sopra la media (Figura 1).

Competenza, onestà e unità: l’importanza delle valence
In campagna elettorale i partiti competono adottando posizioni alternative sui diversi temi al centro dell’agenda politica, temi su cui gli elettori hanno solitamente visioni incompatibili tra loro. Accanto a questa competizione “di posizione” esiste però anche una competizione valoriale: i partiti combattono per mostrarsi migliori dei rivali su tutta una serie di tematiche e caratteristiche apprezzate dall’intero elettorato. I più classici esempi di valence sono la competenza, l’onestà e l’unità. Tutti (o quasi) preferiscono un partito onesto, competente e unito, rispetto a uno corrotto, incapace e dilaniato da lotte intestine. Da questo punto di vista, le divisioni interne possono produrre effetti negativi sulla performance elettorale di un partito, proprio perché danneggiano il livello di valence percepito dall’elettorato. Le defezioni, in particolare, possono essere un indice di debolezza che segnala agli elettori l’incapacità della leaderhip di mantenere l’unità e di selezionare parlamentari fedeli, minacciando seriamente la credibilità dell’intero partito.
Come reagire a un danno di valence
Studi precedenti hanno ipotizzato che i partiti reagiscano a un danno di immagine adottando posizioni più moderate che permettano loro di massimizzare i voti relativi, occupando cioè zone dello spazio politico in cui ci sia una maggiore densità di elettori. La nostra analisi mostra invece che la principale strategia per rispondere a tale danno è focalizzarsi esattamente su alcuni elementi di valence, per cercare di ristabilire un livello reputazionale più adeguato a sostenere la battaglia elettorale. I partiti, per prima cosa, possono mostrare la propria competenza e lealtà dichiarandosi in grado di risolvere i problemi, di adottare scelte coerenti con le promesse fatte e attaccando i “traditori” fuoriusciti dal partito. Una seconda strategia mira a enfatizzare la chiarezza del proprio programma adottando posizioni nette (evitando ogni ambiguità) per migliorare la propria credibilità e non dar luogo ad equivoci. La terza strategia vagliata, invece, consiste nel focalizzarsi su un numero ridotto di tematiche, incrementando l’attenzione verso quelle su cui il partito detiene un vantaggio competitivo rispetto ai rivali: questo perché gli elettori (o alcuni di essi) ritengono quel partito più adatto a gestire tali problematiche. Tutte queste tattiche contribuiscono a migliorare la propria reputazione (Figura 2).

Dalla teoria alla pratica: i partiti inglesi dopo la Brexit
Disegno teorico e risultati empirici di questa analisi ci aiutano a interpretare anche eventi politici più recenti, come ad esempio l’esito delle elezioni politiche del 2019 nel Regno Unito. Nel febbraio 2019, in segno di dissenso verso l’eccessiva ambiguità del leader Jeremy Corbyn sul tema della Brexit, otto parlamentari lasciarono il partito Laburista, esponendolo alla più grande spaccatura degli ultimi 40 anni. Nonostante le defezioni, il partito mantenne la sua ambiguità e finì per ottenere una cocente sconfitta nelle elezioni del dicembre 2019.
Diverso fu invece il comportamento del partito Conservatore. Di fronte al dissenso interno e alle defezioni avvenute a pochi mesi dal voto, Boris Johnson scelse una strategia opposta, prendendo una linea chiara e netta sul tema della Brexit. Il programma elettorale dei conservatori, infatti, si apriva con un messaggio forte ripetuto più volte, riga dopo riga: “get Brexit done… get Brexit done… get Brexit done” (realizzare la Brexit). Questa strategia si rivelò vincente nel superare il danno di immagine prodotto dalle spaccature interne e consentì a Johnson di ottenere una netta vittoria elettorale e una ampia maggioranza parlamentare. La scelta di Johnson di mettere in pratica la teoria, anziché mettere la testa sotto la sabbia e ignorare le defezioni, ha quindi prodotto l’esito che potevamo aspettarci. Si tratta di una lezione preziosa che può essere di ispirazione in molti altri contesti: di fronte a scandali, debolezze o danni di immagine, il primo passo per sperare in una buona performance elettorale è necessariamente quello di ristabilire una reputazione positiva agli occhi degli elettori.